venerdì 28 giugno 2013

Post ricaricato #5: "Nihongo no Gakkou"

Questo post è la versione modificata (per motivi legati a violazione della privacy) dell'originale caricato in data 28 giugno 2013 da Dafne.
DeederVel (Mattia Dui)



Assolatissimo pomeriggio di inizio settembre. Mi pare di ricordare che la scuola non fosse neppure ricominciata.
Ricordo la fitta allo stomaco e l'opprimente sensazione di essere fuori posto, completamente sbagliata.
In mezzo all'ingresso di quella scuola elementare di Sorgane, ma che in realtà quel sabato pomeriggio si era trasformata diventando un pezzo di Giappone. Gruppetti di donne dagli occhi affusolati che parlavano tra di loro fitto fitto, cartelloni completamente scritti in hiragana, bambini giapponesi che mi correvano intorno alle ginocchia.
E io, lì impalata, a guardarmi intorno con una voglia matta di scappare a casa.
Ecco il mio primo ricordo della scuola di giapponese. Ammetto che quel giorno provai un disagio immenso.
Una signora mi condusse fuori dalla scuola, fino a un Circolo Arci, a meno di 50 metri di distanza. Mi fece entrare in una stanza piena di uomini (rigorosamente italiani) seduti a dei tavolini di plastica bianca, mentre una giovane donna giapponese stava scrivendo delle cose su una lavagnetta magnetica.
Nella breve distanza tra la scuola ed i Circolo mi aveva spiegato che nelle aule delle Elementari facevamo lezione tutti i bambini delle coppie miste italo-giapponesi, mentre dove mi stava portando, si teneva un corso tutto speciale dedicato ai babbi italiani.
Già dopo la seconda lezione chiesi di essere spostata al corso avanzato, quello dei babbi che studiavano da più tempo. Un po' perché tante cose le avevo già studiate per conto mio, un po' perché avevo lo specifico obiettivo di imparare quanto più possibile.
All'inizio per rimettermi in pari ho fatto una faticaccia. non scherzo, non sapevo neanche la differenza fra jishokei e masukei.
Una delle mie grandi fortune è stata Shiho - sensei.
Lei è stata la mia insegnante per questi due anni. Shiho sensei ... mi mancherà tantissimo.
L'insegnante migliore che abbia mai avuto. Lei è stata il mio pezzettino di dolcezza alla fine di ogni settimana, il sorriso sempre stampato su due guanciotte morbidissime. Sembra fatta di zucchero. é sempre pronta a rispiegarti le cose anche 10 volte, sempre con quella voce pacata, sempre con il sorriso.
Scherza con noi, si interessa a quello che facciamo...
Le sue lezioni sono, sempre divertenti, con i babbi fanno a gara a chi mi racconta più cose sul Giappone....
Nonostante ciò è anche ottima nell'insegnare. Mi ha aiutata tantissimo e mi ha insegnato tantissimo. Senza accorgermene sono diventata piuttosto brava.... insomma, considerando che dopo due soli anni riesco a sostenere delle conversazioni decenti in giapponese, ho passato il famigerato N5, riesco a comunicare in giapponese via mail con la mia host family...mica poco!
Sono convinta che se ci avessi messo un pò' di impegno da parte mia, ora parlerei ancora meglio!
Un'altra parte fondamentale della mia scuola, le persone senza le quali non potrei concepire la mia attuale esistenza, quelli sono i babbi.
No, scusate, magari vi farà ridere, ma io ho qualcosa cme 15 secondi babbi adesso, fra corso avanzato e principianti.
Ovviamente ci sono dei babbi più babbi di altri sia chiaro.
Fra questi voglio ricordare, seguendo l'ordine dei banchi partendo da sinistra Pa...-san, En....-san (e tutte le loro meravigliose avventure da sbandieratori in giro per il mondo), Ant.....-san (lui è quello più studioso di tutti), Al.....-san (ha la battuta sempre pronta, ANCHE IN GIAPPONESE!) e Ma......-san (che anche se negli ultimi tempi non è venuto per stare dietro alla costruzione della sua nuova casa, è comunque uno dei miei babbi).
Questi 5 uomini, non mi basterà una vita per dire tutto il bene che voglio loro.
Mi hanno presa e mi hanno trattata come la loro bambina. Ogni santo sabato dalle 3 alle 6 sono stati con me, mi hanno srotolato davanti le loro vite bellissime, mi hanno parlato del Giappone e delle sue usanze, mi hanno dato consigli...
Posso felicemente dichiarare che per me passare i sabati pomeriggio con loro invece che uscendo con i miei amici è stata la scelta migliore che potessi fare. Nessun rimpianto. Se vi dicessi che ho pianto una serata intera dopo l'ultima lezione perchè non li avrei rivisti per un anno, ci credereste? Ho pianto per loro, che vedevo una volta a settimana per 3 ore e non ho versato una singola lacrima l'ultima volta che ho visto i miei compagni al liceo.
Il mio percorso alla scuola di giapp nese è stato lungo, ma divertente . Suppongo davvero che, se non fossi stata accettata per l'exchange programme in Giappone, avrei continuato ad andare lì forse anche fin dopo la quinta superiore.
Grazie alla scuola, ai babbi, alle loro fantastiche mogli giapponesi con cui chiacchieravo spesso, grazie ai bambini che mi sono baloccata tanto, alle feste che la scuola organizzava di volta in volta (mercatini,undokai, omochitsuki, concerti, spettacoli) sono davvero riuscita ad entrare dentro la splendida cultura giapponese. Ho capito il modo per farne parte meglio che posso, ho capito i meccanismi che la regolano. Ho conosciuto molte persone fantastiche che nel mio cuore occuperanno sempre un posto speciale. Sempre. Nella mia memoria ci saranno sempre le panchine fuori dal circolino su cui sedevamo aspettando di entrare a lezione, i piedini della sensei che calzavano spesso delle ballerine, o la sua adorabile espressione di quando disse che le piacevano gli oggetti a forma di fungo. Ricorderò sempre il doppio espresso di Pa... e tutte le sue storie che ascoltavo a bocca aperta, la cartelletta di En.... e i suoi consigli da "vero babbo", Ant..... che era sempre a sfogliare il suo dizionarietto, Al..... vestito da cervo durante la nostra recita di fine anno scolastico, e Ma...... con sua moglie di Hiroshima, che però parla un fiorentino così d.o.c. che ogni volta a sentirla la volevo abbracciare.
Adesso, facciamo un gioco che fanno sempre fare a noi exchange students; hai un freezer e una botte. Nel freezer metti le cose che al tuo ritorno vuoi ritrovare intatte come quando sei partito, nella botte metti le cose che vuoi maturare.
La scuola di giapponese è una delle poche cose che vorrei mettere nel freezer.
il punto è che il freezer non esiste.
Tornerò e saranno cambiate decine di cose. E se non sono cambiate loro, sarò cambiata io. Non avrò più bisogno di frequentare il corso dei babbi; posso sempre tornare, ma non mi siederò di nuovo dietro ai banchi con loro. Non sarà mai come prima.
Il pensiero mi rattrista così tanto.
Ma crescere è anche questo; rinunciare a qualcosa di bello per ottenere qualcosa di più bello, fare scelte, cambiare.
Non fa niente. Sono contenta perchè ho vissuto dei momenti bellissimi, momenti che mi prenderanno sempre un posto graaaande così dentro al cuore finchè non muoio. Lo giuro.
Sono contenta di aver pianto perchè vuol dire che che ho dato e ricevuto amore.
Ho dato e ricevuto così tanto amore che mia mamma, vedendomi piangere, si è commossa.

Cara scuola di giapponese, non pensare di liberarti tanto facilmente di me! io torno, poco ma sicuro!

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