lunedì 15 aprile 2013

Aruku no Dai Suki

“Aruku no dai suki” è forse la frase che esprime meglio il senso della giornata che si è appena conclusa. Significa letteralmente “mi piace camminare”.
Voglio fare di questa frase il mio motto. In realtà non è farina del mio sacco, ma l’ho presa dalla canzone iniziale di “Tonari no Totoro”, però pensando un po’ al nome da dare alla pagina questo mi è sembrato semplicemente perfetto.
In questi tre giorni di seminario a Voghera ho avuto modo di riflettere ancora più a fondo sul grande passo che sto per fare, e per un attimo ho avuto paura. E’ stato un millesimo di secondo, ma tanto è bastato per non farmi sentire più tanto spavalda come prima. Non sono infallibile, e quasi sicuramente passerò dei momenti difficili quando sarò in Giappone.
Poi però è successo che sabato pomeriggio, dopo il breve incontro sul sistema scolastico Giapponese, i miei tre futuri compagni di viaggio, A. (exchange student di Saitama che sta facendo l’anno all’estero qui) ed io ci siamo messi un po’ all’ombra di un albero, sul prato, e che chiacchierando ci siamo ritrovati a canticchiare proprio questa canzone. Può sembrare un momento stupido, ma lo ricorderò per il resto della mia vita. In quell’istante mi sarei voluta mettere a piangere per la gioia e il sollievo.
E anche questa mattina, durante un orienteering sfiancante in cui avevamo il fango alle ginocchia, il sole sulla testa e neanche un goccio d’acqua da bere, proprio a metà di una collinetta ripidissima  e a un passo dallo svenire, A. si è rimesso a cantare.
“Arukou, arukou… watashi wa genki…”, ha iniziato a bisbigliare con il fiato corto. ” Camminiamo, camminiamo… Sono felice…”.
Questo mi ha ridato la forza; pochi minuti dopo, nonostante fossimo allo stremo delle forze, stavamo di nuovo parlando del più e del meno.
Mi sono detta che questa deve essere una canzone magica, una sorta di incantesimo della felicità. Ora non ho più paura.
Sto per vivere il mio sogno, e voglio viverlo nel migliore dei modi, andando avanti a testa alta nonostante tutta la fatica che potrà costarmi.
Perchè più che la salita è ripida, più che sono pronta a camminare.