giovedì 2 maggio 2013

Notti insonni.


Scritto stanotte, ore 00.27

Non posso dormire. Il letto è un posto scomodo per pensare.
Per quanto cerchi di negarlo io appartengo alla notte;  è il momento in cui non importa quanto stanca io sia, ma i pensieri iniziano a fluire come in un fiume in piena.
Specialmente ora che ricomincia a fare caldo e penso, oddio, fra meno di un mese arriva l’Estate.
E mi giro e rigiro nel letto pensando a come sarà la mia prima notte in Giappone, al paesaggio che vedrò dalla finestra della mia camera quando, non riuscendo a dormire, mi alzerò per mettermi a scrivere nel cuore della notte.
Pensavo di essermi immaginata tutto in questi due anni e invece mi rendo conto di non aver immaginato niente. Ci sono così tante cose a cui non ho pensato…
Come la divisa, eh?! Per mesi e mesi mi sono concentrata sul fatto di volerla indossare ad ogni costo fino al punto di realizzare solo un mese fa che avrei dovuto perdere 10 kg per portarla decentemente.
Non ho nemmeno la valigia.
Devo organizzare talmente tante cose ancora che a pensarci mi viene da piangere, e spenderò così tanti soldi…. Sto odiando ogni centesimo che sto facendo uscire dalle tasche dei miei, ultimamente. Questo mi ricorda che devo anche trovarmi un lavoretto.
Con questo nervosismo addosso, i dubbi, i punti interrogativi, l’impazienza di sapere… come si presume che io dorma? Forse un giorno rileggendo tutto questo mi riderò in faccia. Lo spero.
Spero di non ricordare questo momento.
L’ansia opprimente che mi fa venire i dolori intercostali, il peso sul petto, le lacrime di stizza sempre pronte a uscire. Il rendersi conto che non è normale, cavolo, stare così quando ancora mancano almeno tre mesi alla partenza, e nonostante ciò non riuscire a smettere.
Voglio un nome, un cavolo di nome. In modo da dire: “vado nel posto XX, so cosa mettere in valigia, so a che prepararmi psicologicamente, quanti fratelli e sorelle ho, come sarà la mia scuola, quanto costerà la divisa e la data della partenza!”
Voglio piangere, giuro. Voglio piangere di frustrazione.
Voglio già essere là con i miei 10 kg in meno, i soldi per la divisa guadagnati, i capelli stirati e niente più compiti di tedesco di cui preoccuparmi. Voglio riuscire a finire tutto e a far passare questi ultimi mesi in un lampo. Voglio, voglio, voglio.
Voglio essere felice.
Sto facendo il conto dei giorni che mancano a finire la scuola, ed è la prima volta che avviene nella mia vita.
Entrando, la mattina, mi assicuro di disprezzarla il più possibile. Io la odio, quella scuola.
Odio la sua facciata grigia che cade a pezzi, i corridoi spogli, i muri sporchi e gli angoli pieni di ragnatele. Odio la mia classe che sembra una prigione, con la lavagna rotta e i banchi vecchi e graffiati tutti appiccicati gli uni agli altri. Odio i bagni. Quei bagni freddi e sempre guasti, con le porte bucate e senza chiave, che mentre fai pipì devi tenerle ferme con i piedi. Odio la loro onnipresente puzza di fumo e la cenere sulla seggetta del water.
E odio i restanti 31 giorni che dovrò passare qui con il chiodo fisso della scuola che frequenterò l’anno prossimo. Una scuola bellissima, grande e pulita, con palestre sconfinate, laboratori, classi spaziose e bagni funzionanti. Sono certa che appena ci metterò piede piangerò di commozione.
Forse se le scuole italiane assomigliassero a scuole vere invece che a vecchie caserme maleodoranti ci sarebbe meno abbandono scolastico. Ma questa è solo una mia supposizione.
Ad ogni modo, 31 giorni. Sembrano un’infinità.
E la divisa. Oh, la divisa! Vorrei tanto potermi pagare da sola almeno quella… è il mio chiodo fisso. Sto facendo un sacco di sacrifici per dimagrire. Sono disposta a tutto, per la divisa. Tutto.
Vorrei una divisa da quando avevo 8-9 anni e guardavo Card Captor Sakura in TV. Posso dire che la mia voglia di vivere in Giappone sia nata proprio così, in realtà.
Sarò talmente emozionata, il giorno che andrò a comprarla… E quindi è fondamentale che vedendomi allo specchio non pensi le solite cattiverie su di me, ma sia soddisfatta. Non è come il vestito del ballo di fine anno per gli statunitensi o l’abito da sposa. Non sarà qualcosa che sceglierò io in modo che si adatti alle mie imperfezioni; è qualcosa in cui devo e voglio con tutto il cuore sentirmi finalmente bella. QUINDI a costo di non mangiare niente per tre mesi, fare tre ore di jogging al giorno invece che una e mezza, uccidermi, tagliarmi via la ciccia superflua con la motosega, io quei kg li perdo entro agosto. Lo giuro, lo giuro!
Domani vorrei svegliarmi e vedere che c’è il sole. E uscita da scuola pensare che mancano 30 giorni e non più 31. Ma la cosa che voglio di più è tornare a casa, accendere il computer, aprire la posta elettronica e vedere che c’è quella maledetta mail.
Ma non succederà.
Domani le previsioni danno acqua e quando rientrerò da scuola sarò troppo annoiata per fare qualsiasi cosa.  E quando riuscirò ad aprire la posta elettronica il massimo che troverò sarà una notifica di twitter. Dovrò aspettare ancora un mese, un mese e mezzo minimo, e intanto io muoio dentro.
Cosa devo farci?
Nel frattempo vivo in un sogno ad occhi aperti senza nomi né facce, senza contorni.
Tre mesi, Dafne. Tre mesi, che vuoi che siano. Volano.

Nessun commento:

Posta un commento